lunedì 20 dicembre 2010

Zaira - Andar via dall'Italia non è solo una scelta...

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Zaira. Non si chiedono gli anni alle donne, vabbè dai, 30 anche se ancora non mi sono abituata a questo numero. Studio Photography and Urban Culture a Londra

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Il motivo della mia partenza è stata la mancanza di stimoli, la voglia di crescere, di migliorarsi, di non accontentarsi, la curiosità, la voglia di mettersi in discussione. Ho lasciato un lavoro in un call center dopo 8 anni, lavoro che chi lo ha si ritiene fortunato perchè  a tempo indeterminato, con tutte le sicurrezze del caso, tranne la possibilità di crescere professionalmente e di sentirsi realizzati. Ho lavorato durante l'università e questo mi ha permesso di vivere da sola, ma dopo la laurea non mi bastava più. Tanti ragazzi come me hanno smesso di sognare dentro un call center. Ma sai che c'è? C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
Si è stata e continua ad essere un'esperienza forte, sapevo delle difficoltà ma viverle giorno per giorno è un'altra storia. La più difficile? Prima di tutto la lingua, all'inizio non riesci ad esprimerti ma solo a comunicare, è davvero limitante. E poi spesso mi ritrovavo a pensare che forse era troppo, che mi mancavano le mie sicurezze, una città come Londra è super competitiva, questo può essere uno stimolo ma può anche buttarti giù a volte. 

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Suggerirei di partire per scoprire e conoscersi. Per migliorarsi e magari un giorno tornare professionalmente pronti ad un vero cambiamento. Qui in Inglilterra conoscono l'etica del lavoro, in Italia, soprattutto al sud se lavori duro sei uno sfigato, come quando andavamo a scuola, chi studiava era il secchione, non certo uno degno di stima. Queste cose enivitabilmente ti segnano.
Per restarci? Il mare, il sole, il mangiare, l'amore per la Terra in cui sei nato, ma forse non basta.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Il mio luogo d'origine non è mai stato discriminante, poi qui a Londra figuriamoci, sanno cos'è il Multiculturalismo e il vivere ogni giorno con tutte le culture del mondo qui è normale. Adoro camminare fra gente di varie culture, è così stimolante. Rispettare gli usi, i costumi, le idee, le religioni diverse è vera apertura mentale, questo processo in Italia aimè è ancora lontano.
Mi sono sentita discriminata perchè insicura della mia preparazione, questo si. Arrivata a University of London dall'Università di Palermo è stato uno shock culturale. 
Il vantaggio è che conosco l'arte dell'arragiarsi. :D

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Italiano - Siciliano - Inglese minimo.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Torno a casa due o tre volte l'anno. Necessariamente aereo, amo e odio la Ryan air. Il call center in cui ho lavorato è proprio l'Alitalia e ho sperato anche chi chiudesse, è difficile e ci vuole coraggio in un paese come il nostro lasciare un lavoro così, non è giusto, ci meritiamo di più.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?
Spero di tornare a Palermo. Ma in questo momento se tornassi in Italia sarebbe per protestare. 

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Cambierei la mentalità delle persone. Ognuno pensa solo a se e non si riesce a guardare oltre il proprio naso. 

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
A livello accademico io ero inferiore, non avevo mai scritto, qui in Inglilterra si scrive molto, vogliono le tue idee, un modo completamete diverso ma che apprezzo molto.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Qui a Londra sto già lavorando contemporaneamente agli studi nel campo che mi interessa. In Italia non credo sarà facile. 

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Purtroppo condivido amaramente il pensiero di Carli. Sono un'emigrata e so che se avessi trovato una società diversa a casa mia non avrei pensato di costruire fuori, il punto ormai è che andar via dall'Italia non è solo una scelta, ma spesso un'imposizione dettata dalla propria coscienza. Non ci sto e me ne vado. Non metto in un angolo la mia vita,le mie aspettative, la voglia di non accontentarsi di una misera vita, decido di lottare e di andare a cercare altrove quello che mi merito. E questo per me non è scappare, non è facile farsi la valigia a 28 anni come ho fatto io, mentre traslocavo era come togliersi pezzi vitali del mio corpo, ho sofferto e soffro ancora molto. Ma alla maggior parte dei miei coetanei sembra andar bene così. Profonda tristezza e rabbia.


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