mercoledì 26 gennaio 2011

Tommaso - Combatti per restarci

Qui si parla di:


1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Tommaso; 21; Milazzo; Scienze e tecnologie agrarie, università di Catania

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Questo corso di laurea non c'era nella mia provincia e mi toccava scegliere tra Catania Palermo o Reggio (qui al sud)...
ho scelto catania perchè conoscevo ragazzi milazzesi che studiavano là... e si sa, quando si sta tra conterranei è sempre meglio....

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
Si, mi sono integrato subito, anche perchè non ero molto distante da casa.... e poi sempre in SICILIA SUGNU!!
la difficoltà più grossa?? non avere la famiglia intorno...

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Combatti per restarci; lasciala se è davvero necessario....

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Nessuna discriminazione...

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Le lingue sono importanti.. e purtroppo oggigiorno non basta nemmeno l'inglese -.-'... comunque 'U SICILIANU ME FIGGHIU L'AVI A SAPIRI!!

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Di solito ogni 2 settimane... ma capita che resto fuori anche un mese

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?
Lo spero...

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
La mentalità chiusa della gente... la collaborazione ci potrebbe cambiare...

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Abbastanza buona, visto che venivo da un liceo, perchè quasi tutti i miei colleghi provengono da istituti a indirizzo agrario...

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Quasi subito perchè di agronomi specializzati nella mia città ce ne sono pochi...

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Beh, se anche una persona con il cognome Luiss, dice a suo figlio di farsi le valigie e andare all'estero, vuol dire che in questa Italia è rimasto ben poco di buono...
L'esperienza all'estero spero di farla già da laureato, lo studio preferisco finirlo qua...




venerdì 21 gennaio 2011

Davide - Per esser cittadino del mondo è condizione il conoscerlo

Qui si parla di:

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Davide; venti; Filosofia.

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
a. In un primo momento l’idealizzazione dell’Alta Italia, ai miei occhi un trampolino per l’Europa. Ero affascinato dal primato civico delle città settentrionali e dalle numerose occasioni di crescita culturale (mostre, conferenze, concerti, ecc.) che mancavano alla mia provincia, o che —aggiungo oggi— io superbamente non volevo vedere. 
b. È un’idea che ho covato lungo tutta l’esperienza liceale. Certo, solo al quinto anno ho saputo scegliere la città, ma doveva rispondere a canoni precisi: illustre ma non troppo estesa, suggestiva, vivibile, ovviamente centrosettentrionale. Dapprima fu Urbino, attratto com’ero dalle lezioni del professor Losurdo. Ora, dopo alterne vicende, mi sono trasferito stabilmente a Pisa.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
a. Non parlerei di grandi differenze, ma dopotutto io ho lasciato una città piccola per un’altra città piccola (giusto un po’ piú in alto nella carta geografica). Scherzi a parte, nessuno degli svantaggi del «borgo natío» con tutti i vantaggi che aveva, piú diversi altri.
b. Le difficoltà piú grosse le ho avute nella parentesi catanese. Una volta, confrontando Pisa e Catania ho concluso: «Qui ho trovato la civiltà». Al che il mio amico viterbese ha risposto: «No, qui hai trovato la normalità!»

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
a. Sprovincialízzati —gli direi: per esser cittadino del mondo è condizione il conoscerlo.
b. Un motivo per restare? Tutt’al piú suggerirei un motivo per tornare: trasmetti la tua esperienza ai conterranei piú giovani.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Dissimulo il piú possibile il mio accento, ma non faccio mai mistero di essere siciliano. La gente a volte si stupisce. Sarà per questo che non sono stato ancora vittima nemmeno delle piú bonarie delle battute.

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Amo la cultura tedesca, quindi vorrei che mio figlio parlasse tedesco. Se dovessi scegliere però tra le varianti regionali dell’italiano, il toscano senza dubbio (gl’«indigeni», qui, sono cosí incredibilmente espressivi e spontanei!).

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Tornerei a casa il meno possibile, questo è sicuro. In aereo o in corriera? Forse è meglio quest’ultima. (Meno noie per i bagagli.)

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?
Lo deciderà il mercato: per sopravvivere potrei esser costretto a tornare e riprendere l’attività di mio padre. Non è certo quel che voglio… ma francamente, se dipendesse da me, non farei ritorno nemmeno per insegnare.

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Già cosí è una bella città, ma tornerebbero utili piú marciapiedi.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Provo a tener testa, ma coi normalisti non c’è niente da fare. A ogni modo, essere a contatto con colleghi tanto preparati è stata un’opportunità di confronto che non avevo previsto, e che auguro a tutti.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Realisticamente? Parecchio tempo.

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
L’Italia di oggi è il risultato di sviluppi secolari di economia e cultura: i bassi salari e l’ingiustizia sociale —che s’acuisce scendendo verso mezzogiorno— sono l’esito di una sovrastruttura inadeguata che ha bacato la fase di «socialdemocratizzazione» ascendente, di norma successiva al miracolo economico. Semplificando, uno Stato indebitato piú dal pascolo elettorale che da un sano riformismo e una costellazione di piccole e medie imprese numericamente superiori alle grandi (le uniche che posseggano i capitali per investimenti strategici nella ricerca) lasciano per necessità uno scenario molto povero. Pensateci: di paesi virtuosi e competitivi, come l’Islanda o l’Irlanda, abbiamo assistito a una rapida esplosione del debito pubblico e della disoccupazione. Mete dell’emigrazione d’eccellenza, in ginocchio oggi per gestori di banche «qualificati e meritevoli» e per governi «retti» che ne hanno poi nazionalizzato il debito. O i luccicanti Stati Uniti, che pure pagano cosí bene i ricercatori e che cosí giustamente premiano i capaci, resistono al declino con la guerra e con l’inflazione indotta. No, non questo Paese, non l’Italia: questo mondo non ci merita. Se io vado altrove —se io voglio andare altrove— se io voglio stabilirmi in altri luoghi, è perché io ne amo la Cultura. Nessuna amarezza alla partenza.

Fra i vari aneddoti che dossografi e biografi attribuiscono ai filosofi, ve n’è uno —narratoci da Porfirio— particolarmente adatto alla richiesta d’una fotografia: alla proposta d’un allievo di posare per un ritratto scultorio, il grande Plotino rifiutò recisamente, non accettando che venisse perpetuata un’immagine dell’immagine ch’era già costretto a trascinare.
Concederò dunque la foto dei miei soli strumenti di studio: l’occhio con cui osservo, la mano con cui scrivo, il pensiero fatto inchiostro.


lunedì 3 gennaio 2011

Luana - Al giorno d’oggi niente è sicuro

Oggi parleremo di Luana, una ragazza che come noi tiene un blog su italiane emigrate all'estero. La ringraziamo tra l'altro per averci ospitato sul suo blog che vi invitiamo a leggere.


In questa intervista si parla di:

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
  Salve ragazzi, sono Luana e ho 21 anni, sono nata a Foggia e cresciuta in una cittadina di provincia. Sono iscritta al secondo anno di Comunicazione a Campobasso.

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire?   
Dopo il diploma ho cominciato la mia carriera universitaria all’Università di Foggia, mi ero iscritta a Giurisprudenza, ma non mi sentivo appagata, mi annoiavo. Mi sono presa un anno sabbatico e sono andata in America come ragazza alla pari, soprattutto per migliorare il mio inglese. Quando sono tornata ho capito che non volevo diventare avvocato, ma volevo “lavorare” con le parole e così è stato. Senza pensarci troppo su, mi sono iscritta in questa facoltà e ho ricominciato tutto dall’inizio lontano da casa.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato? 
Sì, sono una molto flessibile, indipendente e mi adeguo a tutto, certo a questo freddo e a tutta questa neve non ero preparata, ma sopravvivo.

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Motivi per andar via ce ne sono: i lavoro scarseggia e ci sono possibilità di carriera ridotte al minimo, ma la cosa peggiore è la mentalità chiusa e l’ignoranza. Motivi per restare? Mah probabilmente gli affetti, il clima, il buon cibo e il mare.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio? 
Né l’uno, né l’altro. Molti studenti sono nati in luoghi differenti, quindi c’è un bel misto di culture.

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse? 
Per quel che riguarda le lingue, farò in modo che i miei figli sappiano parlare l’inglese alla perfezione. Il dialetto, quello pugliese, ovviamente.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
 
Torno spesso a casa: tutti i week end. C’è un autobus che collega Campobasso con Foggia, quindi è abbastanza conveniente. In quasi due ore sono a casa. Certo, il prossimo semestre sarò più impegnata con i corsi e quindi tornerò più di rado.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?  
No, la mia intenzione è andare a Milano per conseguire la Laurea specialistica o per un Master. Con la mia Laurea non ho possibilità nella cittadina dove abito..

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?  
Come accennavo prima, mi piacerebbe riuscire a cambiare la mentalità di alcune persone, troppo chiusa, nonostante il 2011 sia alle porte. Solo così si possono costruire città migliori.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Mi sono sentita molto preparata nelle lingue straniere. Quasi tutti i miei colleghi parlano davvero poco e male l’inglese, che secondo me è essenziale se vuoi fare qualche esperienza all’estero e arricchire il curriculum.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi? 
Bella domanda. Chi può saperlo? Al giorno d’oggi niente è sicuro. Sono certa che dopo dovrò fare molti tirocini, in Italia e all’estero, prima di poter ambire a quello che sogno davvero.

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Sono d’accordo, ma non perché qui non ci sia possibilità. Ci sono, ma forse è più difficile riuscire a realizzarsi, il posto fisso ormai è un’utopia. Certo detto dal direttore della Luiss al figlio che potrebbe trovare lavoro ad occhi chiusi, solo per il cognome che porta, fa pensare ancora di più e anche un po’ ridere, se penso a tutti quelli che hanno un padre che si ammazza in fabbrica e non il direttore di una delle più prestigiose Università italiane, ma non voglio cadere nel banale.
Io senz’altro ho intenzione di avere altre esperienze all’estero e magari restarci pure a vivere, ma non per odio verso l’Italia, solo per assecondare la mia voglia di indipendenza e di viaggiare, che da sempre influenzano ogni mia decisione.
Grazie mille ragazzi per questa opportunità. In bocca al lupo per tutto.


 
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