mercoledì 29 dicembre 2010

Giuseppe - Occorre saper cogliere i particolari...

In questa intervista si parla di:

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
  Giuseppe, ho 25 anni e sono nato a milazzo. Ho appena terminato l'abilitazione come biologo.

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire?   
Sono partito perchè sapevo, da informazioni che avevo raccolto da studenti che frequentavano l'università in sicilia o in calabria e da gente che in qualche modo aveva contatti con le università, che le strutture universitarie erano davvero scadenti (in particolar modo per delle facoltà come la mia), la formazione spesso non era delle migliori ed il rapporto con i professori era difficile. Queste motivazioni mi hanno fatto pian piano pensare ad andare via dalla mia città e cercare qualcosa di meglio. Queste sono state le basi che mi hanno portato a cercare e scoprire le altre realtà distanti da casa e quando ho letto piani di studio e metodi didattici di altre università del nord italia mi sono subito convinto che potesse essere la giusta scelta, li ho contattati ed in brevissimo tempo mi hanno risposto dandomi tutte le informazioni che volevo, vista la disponibilità e il dettaglio del piano di studi la scelta è stata naturale.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato? 
All'inizio è stato difficile ma la fortuna ha voluto che incontrassi le persone giuste, persone come me che stavano vivendo una nuova realtà, questo ha portato alla nascita di solide amicizie che hanno reso l'integrazione molto facile. La difficoltà più grossa che ho trovato è stata quella del metodo di studio che era molto differente da quella adottata da me fino a quel momento, il capire il vero obiettivo dello studio mi ha aiutato a comprendere come meglio studiare. 

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
 Un buon motivo per lasciare la città è quello di avere una possibilità di arricchirsi SENZA limitazioni in realtà che sanno e che offrono stimoli e supporti migliori. Il motivo per restarci, a parte la lontananza dalla famiglia e dagli amici d'infanzia, sinceramente non ne vedo (questa è la mia esperienza almeno).

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio? 
Nè motivo di discriminazione nè di vantaggio. Semplimente ci si rende conto che, confrontandosi con coetani di altri luoghi, si è differenti e simili su molti aspetti, occorre saper cogliere i particolari che ci danno motivo di crescita e razionalizzare nel modo giusto i particolari che ci penalizzano.

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse? 
L'inglese.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
 
Tre volte l'anno ed uso l'auto.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?  
Ho già finito gli studi comunque non sarei tornato nella mia città d'origine. Le significative realtà lavorative purtroppo sono solo da roma in su, in particolar modo nel mio settore.

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?  
Non è una risposta semplice ma credo che cambierei l'università, farei in modo che i ragazzi non debbano abbandonare la loro terra per avere delle offerte universitarie migliori.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
  Mi vien da ridere, mi sembrava davvero di venire da un altro mondo. Mi son reso conto di avere una preparazione molto diversa e per molti aspetti peggiore. Volontà. Ho dovuto fare tanti sacrifici per poter allinearmi agli standard di preparazione che occorreva avere per rimanere al passo degli studi universitari.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi? 
Non ho idea, la maggior parte dei miei colleghi subito dopo aver terminato gli studi ha trovato qualcosa da fare, spero in breve tempo. La voglia e la passione non mancano, speriamo di trovare qualcuno che creda in me.

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Penso che vista la "magnifica" offerta che il nostro paese ci offre, l'estero sia la scelta migliore ma non tutti siamo disposti ad andare via dalla nostra terra anche se abbiamo tanta voglia di crescere e dedicarci al lavoro al quale abbiamo dedicato tante ore di studio. Non ho fatto esperienze all'estero per mia scelta ma se avessi voluto una formazione più completa avrei dovuto dedicare almeno 6 mesi ad attività fuori dall'italia.

venerdì 24 dicembre 2010

Partire è cambiare

E' natale. Manca qualche ora, ma per noi emigrati è già natale da un pò. Siamo tornati a casa, spero che davvero tutti siano tornati a casa. Pasqua, Estate e Natale: le feste "comandate". Se potessi vedere i movimenti di noi giovani dall'alto di un satellite, come in questa foto che fa da sfondo al blog, credo proprio che vedrei una massa di giovani che sale su verso il Sud ritornando dalle proprie famiglie. Come uno stormo di uccelli che migra. In aereo, qualcuno in treno. Chissà quanti di noi sono rimasti intrappolati dalla neve anche solo per qualche ora, quanto avete "sofferto" per tornare a casa? Ho un amico che si è fatto su un sedile un pò sporco (non una cuccetta con delle lenzuola di carta, quello è un lusso...) sedici ore di treno, un'ora di aliscafo e poi quattro ore di auto. Per tornare a casa.
Tornare a casa. Scappiamo tutti appena possiamo, verso un futuro migliore, verso il Nord. Ma quando i giorni di vacanza si susseguono a lungo siamo tutti pronti a risalire l'italia per rientrare nei nostri caldi nidi. E' solo lì che ci sentiamo veramente al sicuro, ed è lì che segretamente vorremmo tornare ad ogni difficoltà che ci troviamo davanti. Ma ogni uccello, per quanto piccolo e indifeso sia, sa che bisogna uscire dal proprio nido per poter imparare a volare. E quante volte dopo esser caduti avremmo voluto risalire sul nido e restarci ancora un altro po'. Ma questo non ci è più permesso, non si può più rimettere dentro il dentifricio una volta che sta sullo spazzolino. Certe cose sono proprio irreversibili. Ognuno di noi lo sa. Torniamo a casa con gli occhi dello stesso colore: ma non vediamo più niente come prima. Il cuscino di casa è diventato improvvisamente scomodo, ma adesso il cibo della mamma è ancora più buono. E poi mille sfumature della città che non si sono mai colte, la mentalità della gente del paese appare diversa. Partire è cambiare. Una volta che si aprono le ali fuori dal nido cambiamo. Conosceremo nuova gente, nuove piazze e nuove abitudini. Ci faranno il test della "cadrega" e tenteremo di spiegare le espressioni dei nostri dialetti con lunghe perifrasi per concludere alla fine che non si può proprio tradurre in italiano. E quando torniamo a casa racconteremo ai nostri amici del come i mezzi pubblici siano precisi al minuto, e poi di come è soffice la neve. E che tutti in stazione centrale corrono anche se sono in orario e che si, al Nord, le ferrovie sono una valida alternativa ai mezzi privati.
Per concludere che è diversamente interessante, ma ne è valsa la pena uscire dal nido. Quant'è bello tornare a casa, e quant'è bello fare nuovi viaggi. Il tutto impreziosito da un pò di lamentele e da qualche piccola botta.

Non mi è mai piaciuto fare gli auguri a comando, questo post spero vi basti :)

lunedì 20 dicembre 2010

Zaira - Andar via dall'Italia non è solo una scelta...

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Zaira. Non si chiedono gli anni alle donne, vabbè dai, 30 anche se ancora non mi sono abituata a questo numero. Studio Photography and Urban Culture a Londra

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Il motivo della mia partenza è stata la mancanza di stimoli, la voglia di crescere, di migliorarsi, di non accontentarsi, la curiosità, la voglia di mettersi in discussione. Ho lasciato un lavoro in un call center dopo 8 anni, lavoro che chi lo ha si ritiene fortunato perchè  a tempo indeterminato, con tutte le sicurrezze del caso, tranne la possibilità di crescere professionalmente e di sentirsi realizzati. Ho lavorato durante l'università e questo mi ha permesso di vivere da sola, ma dopo la laurea non mi bastava più. Tanti ragazzi come me hanno smesso di sognare dentro un call center. Ma sai che c'è? C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
Si è stata e continua ad essere un'esperienza forte, sapevo delle difficoltà ma viverle giorno per giorno è un'altra storia. La più difficile? Prima di tutto la lingua, all'inizio non riesci ad esprimerti ma solo a comunicare, è davvero limitante. E poi spesso mi ritrovavo a pensare che forse era troppo, che mi mancavano le mie sicurezze, una città come Londra è super competitiva, questo può essere uno stimolo ma può anche buttarti giù a volte. 

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Suggerirei di partire per scoprire e conoscersi. Per migliorarsi e magari un giorno tornare professionalmente pronti ad un vero cambiamento. Qui in Inglilterra conoscono l'etica del lavoro, in Italia, soprattutto al sud se lavori duro sei uno sfigato, come quando andavamo a scuola, chi studiava era il secchione, non certo uno degno di stima. Queste cose enivitabilmente ti segnano.
Per restarci? Il mare, il sole, il mangiare, l'amore per la Terra in cui sei nato, ma forse non basta.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Il mio luogo d'origine non è mai stato discriminante, poi qui a Londra figuriamoci, sanno cos'è il Multiculturalismo e il vivere ogni giorno con tutte le culture del mondo qui è normale. Adoro camminare fra gente di varie culture, è così stimolante. Rispettare gli usi, i costumi, le idee, le religioni diverse è vera apertura mentale, questo processo in Italia aimè è ancora lontano.
Mi sono sentita discriminata perchè insicura della mia preparazione, questo si. Arrivata a University of London dall'Università di Palermo è stato uno shock culturale. 
Il vantaggio è che conosco l'arte dell'arragiarsi. :D

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Italiano - Siciliano - Inglese minimo.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Torno a casa due o tre volte l'anno. Necessariamente aereo, amo e odio la Ryan air. Il call center in cui ho lavorato è proprio l'Alitalia e ho sperato anche chi chiudesse, è difficile e ci vuole coraggio in un paese come il nostro lasciare un lavoro così, non è giusto, ci meritiamo di più.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?
Spero di tornare a Palermo. Ma in questo momento se tornassi in Italia sarebbe per protestare. 

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Cambierei la mentalità delle persone. Ognuno pensa solo a se e non si riesce a guardare oltre il proprio naso. 

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
A livello accademico io ero inferiore, non avevo mai scritto, qui in Inglilterra si scrive molto, vogliono le tue idee, un modo completamete diverso ma che apprezzo molto.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Qui a Londra sto già lavorando contemporaneamente agli studi nel campo che mi interessa. In Italia non credo sarà facile. 

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Purtroppo condivido amaramente il pensiero di Carli. Sono un'emigrata e so che se avessi trovato una società diversa a casa mia non avrei pensato di costruire fuori, il punto ormai è che andar via dall'Italia non è solo una scelta, ma spesso un'imposizione dettata dalla propria coscienza. Non ci sto e me ne vado. Non metto in un angolo la mia vita,le mie aspettative, la voglia di non accontentarsi di una misera vita, decido di lottare e di andare a cercare altrove quello che mi merito. E questo per me non è scappare, non è facile farsi la valigia a 28 anni come ho fatto io, mentre traslocavo era come togliersi pezzi vitali del mio corpo, ho sofferto e soffro ancora molto. Ma alla maggior parte dei miei coetanei sembra andar bene così. Profonda tristezza e rabbia.


sabato 18 dicembre 2010

Paolo - Non ho deciso di partire, è stata una scelta obbligata.

Questo post ha una piccola differenza che ci teniamo a non trascurare. Anche il simpaticissimo Paolo è emigrato al Nord. So che sembrerà assurdo (e leggendo capirete il perchè...) ma vi assicuriamo che è tutto vero. Si tratterà pertanto di un intervento particolare, piuttosto unico nel suo genere. Consideriamolo un esperimento: qual è la linea che separa il Nord dal Sud? Il Po o il Simeto? A voi le risposte nei commenti!


1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Paolo, 21 anni e mezzo (giusto per sembrare più grande). Nato a Scicli, ma per caso, e vivo a Modica secondo la carta di identità ma Vivo (non a caso il maiuscolo) a Catania. Studio neurofisiopatologia, per ogni risposta c'è google.

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Non ho deciso di partire, piuttosto è stata una scelta obbligata. Fortunatamente il mio CdL è ad un centinaio di chilometri da casa mia, e poter entrare mi ha permesso di non dover andare poi così lontano. Molti miei amici hanno preso a destra per l'aeroporto, io ho tirato dritto per la tangenziale, ma sempre fuori casa, nuovi amici, nuova vita.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
A volte le cose difficili possono essere anche più belle, certo, è stato pesante inizialmente, era tutto nuovo, lo è ancora perchè si scopre ogni cosa pian piano ma cresci. Incontrare gente nuova, vedere cose nuove, affrontare nuove difficoltà, ti fa crescere. Ti trovi davanti ad un bivio, o molli tutto, o vai avanti facendoti spazio a via di gomitate, troppi cercano di fermarti, la gente, il caso, le differenti situazioni. Per fortuna sono qui a raccontare.

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Andare via ti tempra l'animo, ti mette alla prova, vedi quanto vali da solo. Restare significa essere protetti dalla famiglia, dai luoghi conosciuti. Andando via la città di origine diventa la tua casa, la tua casa un luogo felice. Ma andare via per poi ritornare, vuol dire ritornare più forti. Anche se, son del parere, che la fortuna bisogna farla a casa propria.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Nè uno nè l'altro. Non ha inciso più di tanto, vuoi o non vuoi sono sempre vicino casa.


6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Vorrei che parlasse almeno tre lingue. Mi sono accorto che parlare bene più lingue allarga gli orizzonti, non solo in senso metaforico.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Ogni due settimane, a volte meno, a volte più. Come capita e questa è la mia fortuna. Viaggio in macchina e forse spendo più dei miei amici che viaggiano in aereo.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città? 
Si, ho già trovato la raccomandazione. Magari. No penso dovrò andare ancora più lontano, un campo ristretto ed iperspecialistico che offre poche possibilità a casa.

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Vale chiedere altri desideri? Sicuramente la classe politica che ha radici ovunque. Ne vorrei una nuova, giovane e libera. Un'illusione, forse.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Non eravamo in tanti, adesso siamo ancora in meno. C'era qualcuno che voleva fare il professore già dal primo giorno ma ho capito che quelli che parlano meno e magari affrontano le cose con più umiltà poi sono quelli che valgono.


11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Le statistiche dicono sei mesi, una mia collega una settimana dopo, altri sono fermi da un'anno. Mancano i concorsi quindi è tutto un punto interrogativo. Di solito sono sfigato in queste cose, ma spero entro due anni. 

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Credo difficilmente che un figlio di direttore non trovi lavoro, ma andando oltre questo pensiero, suppongo possa fare bene andare all'estero, soprattutto nel mio campo. Molti lo fanno e tanti ne conosco. Si guadagna meglio, dicono. Finchè non lo provo non mi esprimo. In paesi dell'Africa guardano dal satellite tante tv italiane, vengono pieni di speranza, poi arrivano in Sicilia e si accorgono che è un'illusione. E non c' niente nemmeno per noi. Si sale sempre più al nord, io ho speranza, magari andare e tornare, ma restarci no, voglio lavorare a casa mia. Giù, al sud.



venerdì 17 dicembre 2010

Erika - Trovare lavoro è difficile, essere giovani è difficile, essere giovani teatranti è quasi impossibile.

1. Nome? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Erika, 25 anni, Palermo. Nel 2009 ho terminato la scuola del teatro stabile di Torino ma continuo a vivere al nord, purtroppo.

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Per entrare in questa scuola feci delle selezioni, le passai e mi trasferii a Novembre del 2006. Quindi il vero motivo della mia partenza è stato per avere una formazione teatrale. Decisi di fare teatro professionalmente e questa scelta non fu per niente semplice ma travagliata e lunga, mi resi conto che nella mia Palermo non avrei trovato una buona scuola per attori e allora decisi di fare le selezioni in alcune delle scuole di teatro considerate più prestigiose in Italia. Prendendo questa scelta era implicito l'abbandono temporaneo di Palermo che accettai a malincuore. La mia città mi manca tanto e mi sto rendendo conto che mi è necessaria per vivere. Vorrei ritornarci. Spero di riuscirci.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
 Si ma non passa giorno che io non pensi a Palermo. Non mi abituerò mai alla mancanza del mare.

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Lasciare: per andare a studiare al nord o all'estero e in ogni caso fa bene conoscere altre realtà ma l'importante penso sia ritornare con dei progetti da concretizzare.
Restare: Palermo è una città unica, solare, allegra ma anche difficile e problematica. Questi ultimi due aspetti dovrebbero spingere una persona che ama la propria terra a restare o a ritornarci.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Mai motivo di discriminazione. Con il mestiere che faccio, il dialetto siciliano è molto apprezzato!
6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Italiano e siciliano!

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Due volte l'anno e ogni volta che ritorno al solo rivedere le coste della mia terra mi commuovo. Sto provando tutti i mezzi, 1800km di distanza sono tanti! Ho viaggiato in aereo che impiega solo due ore per arrivare e il treno che ci sta ben 22 ore! Mi sono resa conto che prediligo i viaggi lenti e tranquilli, infatti la prossima settimana farò la traversata dell'Italia in nave (spendendo anche pochissimo per un posto poltrona!) e arriverò a Palermo direttamente dal mare partendo da Genova.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città? 
Come ho già detto ho terminato gli studi nel 2009. Dopo una lunga ponderazione decisi di rimanere un altro anno a Torino e ho fatto bene perché mi son capitate diverse e proficue occasioni di lavoro. A Novembre del 2010 è cominciato il mio quinto anno in questa città e mi sa che è l'ultimo e l'anno prossimo torno a respirare la mia aria. Ne ho bisogno...

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
A livello morale il menefreghismo delle persone e il loro esiguo rispetto nei confronti della loro città. A livello pratico farei un centro culturale polivalente contribuendo a un miglioramento della cultura nella mia città, ma questa è la mia utopia!

10. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Trovare lavoro è difficile, essere giovani è difficile, essere giovani teatranti è quasi impossibile.

11.Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Stranamente sono una giovane 25enne che crede ancora nella meritocrazia, forse perché non mi sono mai imbattuta in episodi di raccomandazione. Non desidero andarmene dall'Italia perché vorrei contribuire al suo miglioramento, e soprattutto vorrei abolire la mafia perché come diceva il mio maestro di vita Giovanni Falcone:
" La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni."
Poi se già soffro la mancanza della mia città stando a Torino, se me ne andassi definitivamente dall'Italia sarebbe per me un trauma! Non escludo comunque un'esperienza all'estero. 


La foto che ho deciso di inviarvi è stata scattata da mia sorella Zaira La Ragione, che è una bravissima fotografa espatriata a Londra. Ho deciso di mandarvi proprio questa perché sono a Piazza Magione nel quartiere La Kalsa di Palermo ed è uno dei miei luoghi preferiti, non sarà un caso che è il luogo dove sono cresciuti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

martedì 14 dicembre 2010

Simone - ...è questo confronto continuo il bello della diversità...

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Simone, 21, Palermo (ma ho sempre vissuto a Caltanissetta), Ingegneria informatica al Politecnico di Milano

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
A dire il vero non sapevo cosa studiare nemmeno una volta finiti gli esami al liceo ed ero indeciso fra Ingegneria e Medicina. La mia è stata quasi una decisione dell'ultimo minuto (ho deciso a fine Luglio mi pare), dettata soprattutto dalle prospettive di lavoro e dal fatto che probabilmente non ce l'avrei fatta ad entrare in Medicina.
Una volta decisa la facoltà, la scelta dell'università è venuta da sè. Il Politecnico di Milano, statistiche alla mano, dovrebbe essere la migliore università italiana per l'Ingegneria.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
E' stato più facile del previsto. La difficoltà più grossa era la totale assenza di amici, ma dopo la prima settimana di università avevamo già formato un sostanzioso gruppo di ragazzi e mi sono integrato alla perfezione.
Tuttavia ancora adesso noto la diversa mentalità che si ha al Nord: non sanno prendere le cose con calma, alla volte sono troppo fissati con la puntualità, il diverso modo di scherzare, etc... Ma non è nulla di che, anzi è proprio questo confronto continuo il bello della diversità.

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Parti perchè al Sud siamo messi molto male come università (e non solo). Lo affermo da quanto mi raccontano alcuni miei amici che fanno Ingegneria a Palermo o altre facoltà in altre università (un mio amico dopo 2 anni di Giurisprudenza a Catania è andato alla Cattolica a Milano perchè dice che la situazione giù era pessima).
Resta perchè la Sicilia è 1000 volte più bella del Nord.
Ovviamente restare per un motivo del genere sarebbe assurdo.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Nessun vantaggio. All'inizio mi pesavano un pò le battute di alcuni miei colleghi sul fatto di essere "terrone", ma alla fine non erano offensive, si facevano (e si fanno) solo per scherzare. Ad ogni modo, parecchi ragazzi sono leghisti e hanno l'idea di "Sud=popolo regredito" (e in parte è vero), e parlarci non è molto piacevole. Oltre al fatto che hanno questa convinzione ormai radicata e non tentano in alcun modo di cambiarla.

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Inglese e Italiano alla perfezione.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Natale, Estate, Pasqua regolarmente. Se poi ho l'occasione (vacanze e prezzo del biglietto economico) scendo molto volentieri. Viaggio in aereo, la distanza me lo impone.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città? 
No. Non penso di avere grandi opportunità lavorative nella mia città (e al Sud in generale).

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Mah, non saprei. Non sono mai stato attento ai problemi della mia città a dire il vero. Quello che però sentivo come un grosso peso è la mentalità dei miei coetanei: si pensava a primeggiare, a mettersi in bella mostra, si sparlava alle spalle, si giudicava con troppa fretta e c'era molta falsità. Sarebbe bello cambiare questa mentalità.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Avendo fatto il Liceo Classico la mia preparazione era nettamente inferiore a quella dei miei colleghi.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Spero in poco tempo, non ne ho idea. Anche perchè dipende da dove termino gli studi, se in Italia o all'estero (teoricamente all'estero dovrebbero esserci maggiori prospettive di lavoro).

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Concordo pienamente. E' veramente demotivante vedere che una velina o un tronista guadagnano di più di un ricercatore. L'Italia si sta scavando la fossa da sola, ormai tutti i cervelli fuggono all'estero e il nostro diventerà uno stato barzelletta.
Sarebbe bello avere un'esperienza all'estero, per diversi motivi: il confronto con una società diversa da quella italiana, con un sistema universitario diverso, con una mentalità diversa. E soprattutto visto come siamo messi in Italia nel campo scientifico e come opportunità di lavoro, la prospettiva di studiare/lavorare all'estero sembra l'unica possibile. 
Poi chissà, magari non potrò/vorrò andare all'estero e troverò un buon lavoro qua in Italia. Non escludo nulla.



Ho notato che non avete chiesto se sono soddisfatto o pentito di essere partito. Beh, penso che non sia fuori luogo, quindi creo da me questa domanda e rispondo.
Sono molto soddisfatto di essere partito. Al di là della qualità dello studio offerto (di cui sono abbastanza soddisfatto), penso di aver guadagnato moltissimo dall'essere partito di casa: autonomia, sicurezza in me stesso, nuovi stimoli. Inoltre l'evasione dalla mentalità gretta della mia città e il confronto con una diversa ha ampliato il mio modo di pensare, ho conosciuto tante persone e ho nuovi amici. Probabilmente avrei fatto un decimo di queste esperienza restando giù.
Ovviamente non posso non avere nostalgia di casa. Ho lasciato una sorella che adesso ha 5 anni e che avrei voluto veder crescere, una famiglia e una casa piena di affetto e comprensione. Ho lasciato un sole e un mare unici, piatti e dolci buonissimi. Ho lasciato una parte di me nella meravigliosa terra di Sicilia, ma è stato un sacrificio inevitabile per la mia crescita. E' stata una mia decisione e non ho nessun rimpianto.



domenica 12 dicembre 2010

Peppe - Tutto dipende dalla strada che si decide di intraprendere...

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Mi chiamo Giuseppe e ho 21 anni. Sono nato a Ragusa ma ho vissuto sempre a Modica. Sono iscritto alla facoltà di Scienze Motorie di Torino (S.U.I.S.M.).

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Già al quarto anno di Liceo avevo deciso di andare via, ma non sapevo ancora cosa avrei scelto nè tanto meno la città in cui trasferirmi; l'unica certezza è che avevo bisogno di cambiare aria, cambiare vita e sentirmi più indipendente; volevo vivere nuove esperienze e vedere come me la cavavo da solo, senza la mammina che mi rimbocca le coperte.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
Effettivamente mi sono trovato subito bene a Torino, ho conosciuto gente nuova e mi sono adattato velocemente alla vita in una grande città, tutto solo se non con qualche amico. Forse la difficoltà più grossa è stato il passaggio dal trovare sempre la tavola apparecchiata e imbandita al ritorno da scuola e tornare a casa, stanco, e trovare una stanza gelida e vuota, nella quale rimbombava il brontolio del mio stomaco affamato.


4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Beh, la città d'origine è pur sempre il tuo nido, dove puoi ritrovare la tua famiglia, i tuoi vecchi amici e le tue vecchie abitudini; ma ad una certa età andare via significa crescere e imparare ad essere indipendendi in tutto; insomma, non avremo sempre mamma e papà a sostenerci e aiutarci nei momenti difficili della vita nè tanto meno nelle azioni quotidiane, quindi meglio abituarsi un po' alla volta e imparare a "sopravvivere" da soli.


5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Può capitare di incontrare qualcuno, soprattutto al Nord, che abbia una concezione sbagliata di noi "terroni", ma per fortuna io ho incontrato tanta brava gente che è sempre stata disponibile e cordiale con me; poi, si sa, la Sicilia è una meta ambita per i "vacanzieri polentoni", che apprezzano sempre un soggiorno estivo al mare. Proprio la scorsa estate ho invitato un mio collega nella mia città e si è innamorato della "Terra del Sole" e ha deciso di portare tutta la sua famiglia il prossimo gennaio per passare qualche giorno post-Capodanno. Poi ho trovato altri ragazzi originari del Sud che mi hanno fatto sentire a casa.

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Sin da piccolo sono stato abituato a parlare correttamente in italiano ed è quello che vorrei facesse pure mio figlio; ma certamente il dialetto della mia terra fa parte delle mie origini, perciò sarei più contento se parlasse il dialetto Modicano. Penso che parlare un dialetto che, in fondo, non ti appartiene e dimenticare quello che realmente ti appartiene significhi rinnegare le proprie origini.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Torno per le festività più importanti, Natale e Pasqua, e per la stagione estiva, già i primi di luglio quando mi è possibile. Scelgo sempre l'aereo perchè è il mezzo più comodo e più rapidoe io non amo i viaggi troppo lunghi, specialmente se sono solo; ahimé, è anche piuttosto caro!


8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?
Non lo so. Dipenderà dalle possibilità di lavoro che mi si presenteranno, dall'andamento della mia "vita amorosa" e da tante altre situazioni che adesso non posso valutare nè prevedere.

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Credo nulla perchè in quel caso cambierebbero le mie scelte future , tornando indietro, sarebbero potute cambiare anche le mie scelte passate. Perciò preferisco tenere quello che ho e sperare che tutto continui ad andare bene.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Il primo anno in ingegneria non è stato facilissimo farsi degli amici, eravamo tanti e tutti impauriti dalla nuova vita scolastica (e dal professore di Analisi); ma una volta entrato a far parte di un gruppo (un bel gruppo) mi sono accorto di stare bene, ma non mi sentivo alla loro altezza in alcune discipline e non riuscivo a studiarle con piacere; poi mi sono accorto che non avevo scelto quella facoltà in modo razionale e non mi piaceva come speravo, perciò ho cambiato totalmente orientamento. Faccio tennis da tanti anni e non mi piaceva l'idea di dover lasciare questo e altri sport per studiare come un matto tutto il giorno e così ho scelto di iscrivermi alla SUISM, sempre a Torino. Mi sono sentito subito a mio agio, l'ambiente mi si è presentato più confortevole e più adatto alle mie esigenze di quanto non lo fosse il Politecnico. Inoltre, provenendo da uno scientifico, la mia preparazione è stata certamente migliore rispetto alla maggior parte dei miei colleghi e sono diventato presto un punto di riferimento per molti di loro; questo mi ha fatto stare bene e mi ha ridato la voglia di andare a lezione, quella stessa voglia che al Poli ormai mi mancava. Penso di non aver mai preso una scelta migliore prima d'ora.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Probabilmente da subito. Proprio ieri ho avuto un colloquio con il responsabile della Scuola Calcio del Torino F.C.. il quale mi ha detto che per lui quello che comincerò non sarà un semplice tirocinio (sono al secondo anno e ho delle ore di tirocinio da svolgere per avere dei crediti obbligatori), bensì un incarico da svolgere con serietà e impegno; una volta terminato l'anno sarò io a decidere se continuare o meno con questa esperienza che potrebbe diventare tranquillamente un primo lavoro part-time. Perciò, le prospettive di lavoro non mancano e questo mi rende ancora più sereno. 

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Credo che tutto dipenda dalla strada che si decide di intraprendere; io, come ho già detto, ho ottime prospettive lavorative dopo la laurea qua in Italia, ma magari un ingegnere aerospaziale non si troverà nella mia stessa siatuazione. Certo che un padre che trova il coraggio di dire a suo figlio di andare via dal proprio paese per intraprendere una carriera lavorativa che certamente lo ripagherà dei suoi sacrifici lo fa con la consapevolezza che quella sia la scelta migliore per lui e per il suo futuro. E' sempre difficile separarsi dal proprio figlio: lo vedo coi miei familiari ogni volta che vado via nonostante io resti nel mio Paese e spesso capita di sentirmi dire "che bisogno c'è di andare via se puoi studiare anche quì?", ma so che in fondo la mia famiglia è consapevole che la mia è la scelta migliore per quella che sarà la mia vita futura. Perciò, ammiro Carli per il coraggio e la forza dimostrato con queste parole.



 
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