domenica 12 dicembre 2010

Peppe - Tutto dipende dalla strada che si decide di intraprendere...

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Mi chiamo Giuseppe e ho 21 anni. Sono nato a Ragusa ma ho vissuto sempre a Modica. Sono iscritto alla facoltà di Scienze Motorie di Torino (S.U.I.S.M.).

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Già al quarto anno di Liceo avevo deciso di andare via, ma non sapevo ancora cosa avrei scelto nè tanto meno la città in cui trasferirmi; l'unica certezza è che avevo bisogno di cambiare aria, cambiare vita e sentirmi più indipendente; volevo vivere nuove esperienze e vedere come me la cavavo da solo, senza la mammina che mi rimbocca le coperte.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
Effettivamente mi sono trovato subito bene a Torino, ho conosciuto gente nuova e mi sono adattato velocemente alla vita in una grande città, tutto solo se non con qualche amico. Forse la difficoltà più grossa è stato il passaggio dal trovare sempre la tavola apparecchiata e imbandita al ritorno da scuola e tornare a casa, stanco, e trovare una stanza gelida e vuota, nella quale rimbombava il brontolio del mio stomaco affamato.


4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Beh, la città d'origine è pur sempre il tuo nido, dove puoi ritrovare la tua famiglia, i tuoi vecchi amici e le tue vecchie abitudini; ma ad una certa età andare via significa crescere e imparare ad essere indipendendi in tutto; insomma, non avremo sempre mamma e papà a sostenerci e aiutarci nei momenti difficili della vita nè tanto meno nelle azioni quotidiane, quindi meglio abituarsi un po' alla volta e imparare a "sopravvivere" da soli.


5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Può capitare di incontrare qualcuno, soprattutto al Nord, che abbia una concezione sbagliata di noi "terroni", ma per fortuna io ho incontrato tanta brava gente che è sempre stata disponibile e cordiale con me; poi, si sa, la Sicilia è una meta ambita per i "vacanzieri polentoni", che apprezzano sempre un soggiorno estivo al mare. Proprio la scorsa estate ho invitato un mio collega nella mia città e si è innamorato della "Terra del Sole" e ha deciso di portare tutta la sua famiglia il prossimo gennaio per passare qualche giorno post-Capodanno. Poi ho trovato altri ragazzi originari del Sud che mi hanno fatto sentire a casa.

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Sin da piccolo sono stato abituato a parlare correttamente in italiano ed è quello che vorrei facesse pure mio figlio; ma certamente il dialetto della mia terra fa parte delle mie origini, perciò sarei più contento se parlasse il dialetto Modicano. Penso che parlare un dialetto che, in fondo, non ti appartiene e dimenticare quello che realmente ti appartiene significhi rinnegare le proprie origini.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Torno per le festività più importanti, Natale e Pasqua, e per la stagione estiva, già i primi di luglio quando mi è possibile. Scelgo sempre l'aereo perchè è il mezzo più comodo e più rapidoe io non amo i viaggi troppo lunghi, specialmente se sono solo; ahimé, è anche piuttosto caro!


8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?
Non lo so. Dipenderà dalle possibilità di lavoro che mi si presenteranno, dall'andamento della mia "vita amorosa" e da tante altre situazioni che adesso non posso valutare nè prevedere.

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Credo nulla perchè in quel caso cambierebbero le mie scelte future , tornando indietro, sarebbero potute cambiare anche le mie scelte passate. Perciò preferisco tenere quello che ho e sperare che tutto continui ad andare bene.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Il primo anno in ingegneria non è stato facilissimo farsi degli amici, eravamo tanti e tutti impauriti dalla nuova vita scolastica (e dal professore di Analisi); ma una volta entrato a far parte di un gruppo (un bel gruppo) mi sono accorto di stare bene, ma non mi sentivo alla loro altezza in alcune discipline e non riuscivo a studiarle con piacere; poi mi sono accorto che non avevo scelto quella facoltà in modo razionale e non mi piaceva come speravo, perciò ho cambiato totalmente orientamento. Faccio tennis da tanti anni e non mi piaceva l'idea di dover lasciare questo e altri sport per studiare come un matto tutto il giorno e così ho scelto di iscrivermi alla SUISM, sempre a Torino. Mi sono sentito subito a mio agio, l'ambiente mi si è presentato più confortevole e più adatto alle mie esigenze di quanto non lo fosse il Politecnico. Inoltre, provenendo da uno scientifico, la mia preparazione è stata certamente migliore rispetto alla maggior parte dei miei colleghi e sono diventato presto un punto di riferimento per molti di loro; questo mi ha fatto stare bene e mi ha ridato la voglia di andare a lezione, quella stessa voglia che al Poli ormai mi mancava. Penso di non aver mai preso una scelta migliore prima d'ora.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Probabilmente da subito. Proprio ieri ho avuto un colloquio con il responsabile della Scuola Calcio del Torino F.C.. il quale mi ha detto che per lui quello che comincerò non sarà un semplice tirocinio (sono al secondo anno e ho delle ore di tirocinio da svolgere per avere dei crediti obbligatori), bensì un incarico da svolgere con serietà e impegno; una volta terminato l'anno sarò io a decidere se continuare o meno con questa esperienza che potrebbe diventare tranquillamente un primo lavoro part-time. Perciò, le prospettive di lavoro non mancano e questo mi rende ancora più sereno. 

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Credo che tutto dipenda dalla strada che si decide di intraprendere; io, come ho già detto, ho ottime prospettive lavorative dopo la laurea qua in Italia, ma magari un ingegnere aerospaziale non si troverà nella mia stessa siatuazione. Certo che un padre che trova il coraggio di dire a suo figlio di andare via dal proprio paese per intraprendere una carriera lavorativa che certamente lo ripagherà dei suoi sacrifici lo fa con la consapevolezza che quella sia la scelta migliore per lui e per il suo futuro. E' sempre difficile separarsi dal proprio figlio: lo vedo coi miei familiari ogni volta che vado via nonostante io resti nel mio Paese e spesso capita di sentirmi dire "che bisogno c'è di andare via se puoi studiare anche quì?", ma so che in fondo la mia famiglia è consapevole che la mia è la scelta migliore per quella che sarà la mia vita futura. Perciò, ammiro Carli per il coraggio e la forza dimostrato con queste parole.



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