martedì 1 febbraio 2011

Gabriele - Vi faccio sognare ma non troppo...

Qui si parla di:

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa fai attualmente?
Mi chiamo Gabriele Lo Piccolo ho 29 anni fiero di essere nato a Palermo. Mi occupo di ufficio stampa musicale,promozione radio-televisiva e pubblicità.

2. Quale fu il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui prendesti la decisione di partire?
Il motivo della mia partenza è legato ad un puro caso. Nel settembre del 1999 ho fatto i test per entrare alla Facoltà di Scienze della Comunicazione di Palermo. Naturalmente non sono passato (2000 partecipanti per 150 posti). Mi sono iscritto comunque come “ricorsi sta”. Ho dato della materie sperando in un esito positivo del ricorso al TAR. Invece quell’anno il TAR ha deciso di cambiare rotta rispetto gli altri anni non ha accettato il ricorso mio e di altri studenti, pur avendoli sempre accolti fino a quell’anno, così mi sono ritrovato senza una Facoltà. Era il dicembre del 2000, non si ci poteva più iscrivere a Facoltà che prevedevano un test di ingresso (anche se solo psicoattitudinale, dunque senza numero chiuso) e le uniche “libere” erano le Facoltà di Scienze della Comunicazione di Roma e Perugia. Ho scelto Perugia ed è stata la miglior scelta della mia vita.

3. Sappiamo che sei andato via per studiare, sappiamo che hai lavorato fuori dalla tua città. Lasciaci sognare: cosa ti ha spinto a tornare?
Vi faccio sognare ma non troppo: io credo che sia giusto, anzi quasi “obbligatorio” fare un’esperienza fuori da Palermo, per capire come gira il mondo fuori dalla Trinacria. È importante. Ma in Italia tutto il mondo è Paese, fuori non è tutto oro quello che luccica. Sono tornato perché credo in Palermo (le possibilità ci sono, è comunque la quinta città più grande d’Italia), amo Palermo, e intraprendere una carriera a Milano senza aver mai provato una “via palermitana” per me sarebbe stato un rimpianto impossibile da mandar giù. Dopo l’esperienza professionale accumulata, mi sono detto: devo tornare a Palermo e provarci, “come va si cunta”. Fossi nato ad Enna magari non sarei tornato, con tutto il rispetto dovuto.

4. Qual è stata la scelta più difficile che hai dovuto intraprendere?
Assolutamente quella di tornare: intraprendere una carriera a Milano con tutto quello che comportava o provare a fare il libero professionista a Palermo…con tutti i problemi che comportava. Ho scelto la seconda via.

5. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Credo di aver già risposto. Bisogna comunque fare esperienza. A chi mi chiede, dico sempre che andare fuori fa bene. Ma aggiungo che si deve sempre tenere in considerazione di tornare, perché Palermo attraversa sì un brutto periodo, ma come tutti i periodi storici credo che finirà e ci sarà tempo per il Risorgimento palermitano, almeno questa è la mia speranza.

6. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Assolutamente l’amministrazione pubblica. Pochi numeri che rubo da un servizio ascoltato durante un TG poco tempo fa: in Lombardia ci sono 30 mila dipendenti e in Sicilia 80 mila. Un cittadino lombardo spende all’anno 40 euro per l’amministrazione pubblica, in Sicilia 320 euro. Fate voi.

7. Ci sono tanti giovani che ogni giorno lasciano il proprio paese, la loro città, la loro casa con la speranza un giorno di ritornarci; cosa gli consiglieresti?
Di fare tutto anche in previsione di un’eventuale ritorno, ma non pensare solo a quello. Non è sempre replicabile quello che si fa fuori con quello che offre la propria città. Magari la strada che si è scelto è praticabile solo fuori la Sicilia o addirittura l’Italia (penso ai ricercatori e non solo). Dico solo di stare con un orecchio a quello che succede e se si presenta una possibilità concreta, perché non tornare. Magari si guadagna qual cosina in meno, magari si hanno meno soddisfazioni professionali (parlo a livello di riconoscimenti), ma si acquista in salute e credo in qualità di vita. Sarò banale: ma fare pausa pranzo il 15 dicembre a Mondello con il sole alto e 20 gradi ha un suo piccolo valore.

8. Vorresti raccontarci qualche aneddoto o particolare esperienza che ti ha in qualche modo segnato.
Sicuramente l’esperienza universitaria a Perugia, in cui ho studiato e lavorato (come fanno tanti ragazzi) quasi per tutti e 5 anni. Ti aiuta a responsabilizzarti, ad organizzarti, a farti crescere sotto tutti i punti di vista. E poi Milano: li ho beccato un capo da film, ma ci vorrebbe un libro per raccontarlo. Questi ultimi anni mi hanno segnato e tanto.


 
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