venerdì 8 aprile 2011

Alessia - Le esperienze ti cambiano...


Di cosa si parla:

1. Ciao Alessia. Lasciare l'Italia per l'Inghilterra:  come ci sei arrivata?     
Ciao ragazzi... Beh il percorso non era premeditato. Ho seguito curiosità e voglia di crescere. Dopo le scuole superiori era stato lo stesso, avevo voglia di indipendenza, di scoperta e questo mi aveva portato a Perugia per gli studi universitari. Lì sono stata per 6-7 anni circa e già quell'esperienza mi ha sicuramente aiutato molto. Rapportarsi ad un contesto nuovo, da soli... Ci rende più forti, flessibili ed inevitabilmente più maturi. Ho studiato scienze della comunicazione, ho sempre sperato di fare un'esperienza lavorativa in un paese anglosassone in cui la cultura della comunicazione e' tendenzialmente più radicata che da noi e quando, dopo la laurea specialistica, ho toccato con mano l'aridità del mercato del lavoro italiano... Ho colto la palla al balzo e sono partita. Intuivo che un'esperienza all'estero avrebbe potuto darmi molto, moltissimo.

2. Cosa ha significato per te il tuo luogo di Nascita, la tua città, la tua terra? ti hanno segnata e accompagnata in qualche modo lungo la tua "avventura"?
La mia terra è tutt'oggi parte di quello che sono, nonostante io abbia lasciato casa a 18anni. Non credo potrebbe essere diversamente. Io sono molto legata a casa mia, ai miei affetti, ai miei amici. Sono sempre contenta di ritornare. Credo che per chiunque sia importante la propria storia, ma in particolar modo crescere al sud sensibilizza rispetto a tante questioni di carattere sociale ma anche professionale. 
Detto questo per me partire è stato un impulso, non so dire perché e ammetto che ogni posto in cui sono stata mi ha dato qualcosa di nuovo, mi ha insegnato e soprattutto ha tirato fuori qualcosa di me che non sapevo di avere.

3. Secondo te cosa differenzia maggiormente gli italiani dagli abitanti inglesi?
Domanda da 1.000.000 di dollari! Abbiamo culture differenti, secondo lo stereotipo loro sono più discreti e noi più rumorosi, loro più metodici e noi più creativi... Io sinceramente credo che l'unica cosa che sia davvero differente è forse il mondo in cui è organizzata la comunità, le consuetudini sociali, non tanto le persone. e poi londra è un caso a parte... Per ogni inglese che conosci, conosci anche un francese, un italiano e uno spagnolo (e sono rimasta in europa!). Quindi si tratta di una società multietnica e spesso multiculturale, soprattutto in ambito lavorativo. Forse questo differenzia davvero Londra dalle grandi città italiane come Roma o Milano.

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Io sinceramente consiglierei a tutti di partire e poi magari di tornare!! Ma ora ci provo:

Vai perché mettere il naso fuori dal proprio recinto è di certo un'opportunità personale. Il confronto con il resto aiuta a migliorare anche il proprio piccolo giardinetto. 
Un motivo per restare? la scrippella la fanno solo a Mondragone! Non illuderti di poterla trovare da qualche altra parte nel mondo (Mondragone è il paese in provincia di Caserta da cui provengo e la scrippella un dolce tipico).


5. Qual è stata la scelta più difficile che hai dovuto intraprendere? probabilmente l'ultima....resto a londra o torno in italia?
Mai stata cosi' indecisa nella mia vita rispetto a qualcosa. Quando hai sul piatto una scelta di vita è sempre difficile, sono veramente tantissime le varabili da considerare e alle volte neanche bastano a rendere la scelta più semplice. Non ero partita per rimanere, ma solo per fare un'esperienza eppure dopo un anno e mezzo a Londra, avevo superato la fase peggiore, quella dell'inizio, superato il fattore "lingua" (che e' la cosa più frustrante), avevo trovato un lavoro che mi piaceva e amici veri (pochi ma veri). Avevo iniziato ad esprimermi come persona e sentivo che questo creava possibilita' intorno. Scegliere di tornare non è stato semplice. Eppure ora sono estremamente serena e rilassata. Contenta di essere a Milano. Ci sono ancora tanti Km da qui a casa, ma almeno non ho la manica!

6. Vorresti raccontarci qualche aneddoto o particolare esperienza che ti ha in qualche modo segnato.
Non mi vengono in mente aneddoti al momento, ma sicuramente una cosa che mi ha segnato è il fatto di essermi scontrata con una lingua nuova. All'inizio non è semplice per niente, comunichi, ma non ti esprimi, "non sei tu!". Costruire discorsi, esprimersi non è mai stata un'urgenza così forte come in quel periodo. Delle volte l'unica possibilità è risultare ridicoli confrontandosi con persone che non comprendono lo sforzo che si sta facendo.
Allo stesso modo quando il mio inglese è maturato permettendomi di costruire rapporti personali e sinceri, mi ha riempito di forza. E' assurdo quanto ci si possa sentire forti quando si può comunicare con persone di nazionalità diverse. E' stata una grandissima scoperta, ed é una ricchezza che provo a conservare.
7. Tirando le somme: sei soddisfatta o pentita delle tue scelte?
Assolutamente si. Nonostate le tante difficoltà, le paure, la nostalgia alle volte. Sono certa che non sarei la persona che sono oggi se avessi fatto un percorso diverso. Le esperienze ti cambiano e la mia vita a Londra mi ha reso molto più grande, pronta, serena per non parlare della voglia di viaggiare alla scoperta di posti nuovi che mi è rimasta!

Il blog di Alessia: imieiocchisulmondo.blogspot.com .

martedì 1 febbraio 2011

Gabriele - Vi faccio sognare ma non troppo...

Qui si parla di:

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa fai attualmente?
Mi chiamo Gabriele Lo Piccolo ho 29 anni fiero di essere nato a Palermo. Mi occupo di ufficio stampa musicale,promozione radio-televisiva e pubblicità.

2. Quale fu il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui prendesti la decisione di partire?
Il motivo della mia partenza è legato ad un puro caso. Nel settembre del 1999 ho fatto i test per entrare alla Facoltà di Scienze della Comunicazione di Palermo. Naturalmente non sono passato (2000 partecipanti per 150 posti). Mi sono iscritto comunque come “ricorsi sta”. Ho dato della materie sperando in un esito positivo del ricorso al TAR. Invece quell’anno il TAR ha deciso di cambiare rotta rispetto gli altri anni non ha accettato il ricorso mio e di altri studenti, pur avendoli sempre accolti fino a quell’anno, così mi sono ritrovato senza una Facoltà. Era il dicembre del 2000, non si ci poteva più iscrivere a Facoltà che prevedevano un test di ingresso (anche se solo psicoattitudinale, dunque senza numero chiuso) e le uniche “libere” erano le Facoltà di Scienze della Comunicazione di Roma e Perugia. Ho scelto Perugia ed è stata la miglior scelta della mia vita.

3. Sappiamo che sei andato via per studiare, sappiamo che hai lavorato fuori dalla tua città. Lasciaci sognare: cosa ti ha spinto a tornare?
Vi faccio sognare ma non troppo: io credo che sia giusto, anzi quasi “obbligatorio” fare un’esperienza fuori da Palermo, per capire come gira il mondo fuori dalla Trinacria. È importante. Ma in Italia tutto il mondo è Paese, fuori non è tutto oro quello che luccica. Sono tornato perché credo in Palermo (le possibilità ci sono, è comunque la quinta città più grande d’Italia), amo Palermo, e intraprendere una carriera a Milano senza aver mai provato una “via palermitana” per me sarebbe stato un rimpianto impossibile da mandar giù. Dopo l’esperienza professionale accumulata, mi sono detto: devo tornare a Palermo e provarci, “come va si cunta”. Fossi nato ad Enna magari non sarei tornato, con tutto il rispetto dovuto.

4. Qual è stata la scelta più difficile che hai dovuto intraprendere?
Assolutamente quella di tornare: intraprendere una carriera a Milano con tutto quello che comportava o provare a fare il libero professionista a Palermo…con tutti i problemi che comportava. Ho scelto la seconda via.

5. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Credo di aver già risposto. Bisogna comunque fare esperienza. A chi mi chiede, dico sempre che andare fuori fa bene. Ma aggiungo che si deve sempre tenere in considerazione di tornare, perché Palermo attraversa sì un brutto periodo, ma come tutti i periodi storici credo che finirà e ci sarà tempo per il Risorgimento palermitano, almeno questa è la mia speranza.

6. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Assolutamente l’amministrazione pubblica. Pochi numeri che rubo da un servizio ascoltato durante un TG poco tempo fa: in Lombardia ci sono 30 mila dipendenti e in Sicilia 80 mila. Un cittadino lombardo spende all’anno 40 euro per l’amministrazione pubblica, in Sicilia 320 euro. Fate voi.

7. Ci sono tanti giovani che ogni giorno lasciano il proprio paese, la loro città, la loro casa con la speranza un giorno di ritornarci; cosa gli consiglieresti?
Di fare tutto anche in previsione di un’eventuale ritorno, ma non pensare solo a quello. Non è sempre replicabile quello che si fa fuori con quello che offre la propria città. Magari la strada che si è scelto è praticabile solo fuori la Sicilia o addirittura l’Italia (penso ai ricercatori e non solo). Dico solo di stare con un orecchio a quello che succede e se si presenta una possibilità concreta, perché non tornare. Magari si guadagna qual cosina in meno, magari si hanno meno soddisfazioni professionali (parlo a livello di riconoscimenti), ma si acquista in salute e credo in qualità di vita. Sarò banale: ma fare pausa pranzo il 15 dicembre a Mondello con il sole alto e 20 gradi ha un suo piccolo valore.

8. Vorresti raccontarci qualche aneddoto o particolare esperienza che ti ha in qualche modo segnato.
Sicuramente l’esperienza universitaria a Perugia, in cui ho studiato e lavorato (come fanno tanti ragazzi) quasi per tutti e 5 anni. Ti aiuta a responsabilizzarti, ad organizzarti, a farti crescere sotto tutti i punti di vista. E poi Milano: li ho beccato un capo da film, ma ci vorrebbe un libro per raccontarlo. Questi ultimi anni mi hanno segnato e tanto.


mercoledì 26 gennaio 2011

Tommaso - Combatti per restarci

Qui si parla di:


1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Tommaso; 21; Milazzo; Scienze e tecnologie agrarie, università di Catania

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Questo corso di laurea non c'era nella mia provincia e mi toccava scegliere tra Catania Palermo o Reggio (qui al sud)...
ho scelto catania perchè conoscevo ragazzi milazzesi che studiavano là... e si sa, quando si sta tra conterranei è sempre meglio....

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
Si, mi sono integrato subito, anche perchè non ero molto distante da casa.... e poi sempre in SICILIA SUGNU!!
la difficoltà più grossa?? non avere la famiglia intorno...

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Combatti per restarci; lasciala se è davvero necessario....

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Nessuna discriminazione...

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Le lingue sono importanti.. e purtroppo oggigiorno non basta nemmeno l'inglese -.-'... comunque 'U SICILIANU ME FIGGHIU L'AVI A SAPIRI!!

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Di solito ogni 2 settimane... ma capita che resto fuori anche un mese

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?
Lo spero...

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
La mentalità chiusa della gente... la collaborazione ci potrebbe cambiare...

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Abbastanza buona, visto che venivo da un liceo, perchè quasi tutti i miei colleghi provengono da istituti a indirizzo agrario...

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Quasi subito perchè di agronomi specializzati nella mia città ce ne sono pochi...

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Beh, se anche una persona con il cognome Luiss, dice a suo figlio di farsi le valigie e andare all'estero, vuol dire che in questa Italia è rimasto ben poco di buono...
L'esperienza all'estero spero di farla già da laureato, lo studio preferisco finirlo qua...




venerdì 21 gennaio 2011

Davide - Per esser cittadino del mondo è condizione il conoscerlo

Qui si parla di:

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Davide; venti; Filosofia.

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
a. In un primo momento l’idealizzazione dell’Alta Italia, ai miei occhi un trampolino per l’Europa. Ero affascinato dal primato civico delle città settentrionali e dalle numerose occasioni di crescita culturale (mostre, conferenze, concerti, ecc.) che mancavano alla mia provincia, o che —aggiungo oggi— io superbamente non volevo vedere. 
b. È un’idea che ho covato lungo tutta l’esperienza liceale. Certo, solo al quinto anno ho saputo scegliere la città, ma doveva rispondere a canoni precisi: illustre ma non troppo estesa, suggestiva, vivibile, ovviamente centrosettentrionale. Dapprima fu Urbino, attratto com’ero dalle lezioni del professor Losurdo. Ora, dopo alterne vicende, mi sono trasferito stabilmente a Pisa.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
a. Non parlerei di grandi differenze, ma dopotutto io ho lasciato una città piccola per un’altra città piccola (giusto un po’ piú in alto nella carta geografica). Scherzi a parte, nessuno degli svantaggi del «borgo natío» con tutti i vantaggi che aveva, piú diversi altri.
b. Le difficoltà piú grosse le ho avute nella parentesi catanese. Una volta, confrontando Pisa e Catania ho concluso: «Qui ho trovato la civiltà». Al che il mio amico viterbese ha risposto: «No, qui hai trovato la normalità!»

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
a. Sprovincialízzati —gli direi: per esser cittadino del mondo è condizione il conoscerlo.
b. Un motivo per restare? Tutt’al piú suggerirei un motivo per tornare: trasmetti la tua esperienza ai conterranei piú giovani.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Dissimulo il piú possibile il mio accento, ma non faccio mai mistero di essere siciliano. La gente a volte si stupisce. Sarà per questo che non sono stato ancora vittima nemmeno delle piú bonarie delle battute.

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Amo la cultura tedesca, quindi vorrei che mio figlio parlasse tedesco. Se dovessi scegliere però tra le varianti regionali dell’italiano, il toscano senza dubbio (gl’«indigeni», qui, sono cosí incredibilmente espressivi e spontanei!).

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Tornerei a casa il meno possibile, questo è sicuro. In aereo o in corriera? Forse è meglio quest’ultima. (Meno noie per i bagagli.)

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?
Lo deciderà il mercato: per sopravvivere potrei esser costretto a tornare e riprendere l’attività di mio padre. Non è certo quel che voglio… ma francamente, se dipendesse da me, non farei ritorno nemmeno per insegnare.

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Già cosí è una bella città, ma tornerebbero utili piú marciapiedi.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Provo a tener testa, ma coi normalisti non c’è niente da fare. A ogni modo, essere a contatto con colleghi tanto preparati è stata un’opportunità di confronto che non avevo previsto, e che auguro a tutti.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Realisticamente? Parecchio tempo.

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
L’Italia di oggi è il risultato di sviluppi secolari di economia e cultura: i bassi salari e l’ingiustizia sociale —che s’acuisce scendendo verso mezzogiorno— sono l’esito di una sovrastruttura inadeguata che ha bacato la fase di «socialdemocratizzazione» ascendente, di norma successiva al miracolo economico. Semplificando, uno Stato indebitato piú dal pascolo elettorale che da un sano riformismo e una costellazione di piccole e medie imprese numericamente superiori alle grandi (le uniche che posseggano i capitali per investimenti strategici nella ricerca) lasciano per necessità uno scenario molto povero. Pensateci: di paesi virtuosi e competitivi, come l’Islanda o l’Irlanda, abbiamo assistito a una rapida esplosione del debito pubblico e della disoccupazione. Mete dell’emigrazione d’eccellenza, in ginocchio oggi per gestori di banche «qualificati e meritevoli» e per governi «retti» che ne hanno poi nazionalizzato il debito. O i luccicanti Stati Uniti, che pure pagano cosí bene i ricercatori e che cosí giustamente premiano i capaci, resistono al declino con la guerra e con l’inflazione indotta. No, non questo Paese, non l’Italia: questo mondo non ci merita. Se io vado altrove —se io voglio andare altrove— se io voglio stabilirmi in altri luoghi, è perché io ne amo la Cultura. Nessuna amarezza alla partenza.

Fra i vari aneddoti che dossografi e biografi attribuiscono ai filosofi, ve n’è uno —narratoci da Porfirio— particolarmente adatto alla richiesta d’una fotografia: alla proposta d’un allievo di posare per un ritratto scultorio, il grande Plotino rifiutò recisamente, non accettando che venisse perpetuata un’immagine dell’immagine ch’era già costretto a trascinare.
Concederò dunque la foto dei miei soli strumenti di studio: l’occhio con cui osservo, la mano con cui scrivo, il pensiero fatto inchiostro.


lunedì 3 gennaio 2011

Luana - Al giorno d’oggi niente è sicuro

Oggi parleremo di Luana, una ragazza che come noi tiene un blog su italiane emigrate all'estero. La ringraziamo tra l'altro per averci ospitato sul suo blog che vi invitiamo a leggere.


In questa intervista si parla di:

1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
  Salve ragazzi, sono Luana e ho 21 anni, sono nata a Foggia e cresciuta in una cittadina di provincia. Sono iscritta al secondo anno di Comunicazione a Campobasso.

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire?   
Dopo il diploma ho cominciato la mia carriera universitaria all’Università di Foggia, mi ero iscritta a Giurisprudenza, ma non mi sentivo appagata, mi annoiavo. Mi sono presa un anno sabbatico e sono andata in America come ragazza alla pari, soprattutto per migliorare il mio inglese. Quando sono tornata ho capito che non volevo diventare avvocato, ma volevo “lavorare” con le parole e così è stato. Senza pensarci troppo su, mi sono iscritta in questa facoltà e ho ricominciato tutto dall’inizio lontano da casa.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato? 
Sì, sono una molto flessibile, indipendente e mi adeguo a tutto, certo a questo freddo e a tutta questa neve non ero preparata, ma sopravvivo.

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Motivi per andar via ce ne sono: i lavoro scarseggia e ci sono possibilità di carriera ridotte al minimo, ma la cosa peggiore è la mentalità chiusa e l’ignoranza. Motivi per restare? Mah probabilmente gli affetti, il clima, il buon cibo e il mare.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio? 
Né l’uno, né l’altro. Molti studenti sono nati in luoghi differenti, quindi c’è un bel misto di culture.

6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse? 
Per quel che riguarda le lingue, farò in modo che i miei figli sappiano parlare l’inglese alla perfezione. Il dialetto, quello pugliese, ovviamente.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
 
Torno spesso a casa: tutti i week end. C’è un autobus che collega Campobasso con Foggia, quindi è abbastanza conveniente. In quasi due ore sono a casa. Certo, il prossimo semestre sarò più impegnata con i corsi e quindi tornerò più di rado.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città?  
No, la mia intenzione è andare a Milano per conseguire la Laurea specialistica o per un Master. Con la mia Laurea non ho possibilità nella cittadina dove abito..

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?  
Come accennavo prima, mi piacerebbe riuscire a cambiare la mentalità di alcune persone, troppo chiusa, nonostante il 2011 sia alle porte. Solo così si possono costruire città migliori.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Mi sono sentita molto preparata nelle lingue straniere. Quasi tutti i miei colleghi parlano davvero poco e male l’inglese, che secondo me è essenziale se vuoi fare qualche esperienza all’estero e arricchire il curriculum.

11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi? 
Bella domanda. Chi può saperlo? Al giorno d’oggi niente è sicuro. Sono certa che dopo dovrò fare molti tirocini, in Italia e all’estero, prima di poter ambire a quello che sogno davvero.

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Sono d’accordo, ma non perché qui non ci sia possibilità. Ci sono, ma forse è più difficile riuscire a realizzarsi, il posto fisso ormai è un’utopia. Certo detto dal direttore della Luiss al figlio che potrebbe trovare lavoro ad occhi chiusi, solo per il cognome che porta, fa pensare ancora di più e anche un po’ ridere, se penso a tutti quelli che hanno un padre che si ammazza in fabbrica e non il direttore di una delle più prestigiose Università italiane, ma non voglio cadere nel banale.
Io senz’altro ho intenzione di avere altre esperienze all’estero e magari restarci pure a vivere, ma non per odio verso l’Italia, solo per assecondare la mia voglia di indipendenza e di viaggiare, che da sempre influenzano ogni mia decisione.
Grazie mille ragazzi per questa opportunità. In bocca al lupo per tutto.


 
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