sabato 18 dicembre 2010

Paolo - Non ho deciso di partire, è stata una scelta obbligata.

Questo post ha una piccola differenza che ci teniamo a non trascurare. Anche il simpaticissimo Paolo è emigrato al Nord. So che sembrerà assurdo (e leggendo capirete il perchè...) ma vi assicuriamo che è tutto vero. Si tratterà pertanto di un intervento particolare, piuttosto unico nel suo genere. Consideriamolo un esperimento: qual è la linea che separa il Nord dal Sud? Il Po o il Simeto? A voi le risposte nei commenti!


1. Nome? Anni? Luogo di nascita? Cosa studi attualmente?
Paolo, 21 anni e mezzo (giusto per sembrare più grande). Nato a Scicli, ma per caso, e vivo a Modica secondo la carta di identità ma Vivo (non a caso il maiuscolo) a Catania. Studio neurofisiopatologia, per ogni risposta c'è google.

2. Qual è stato il vero motivo della tua partenza? Vorresti raccontarci il momento in cui hai preso la decisione di partire? 
Non ho deciso di partire, piuttosto è stata una scelta obbligata. Fortunatamente il mio CdL è ad un centinaio di chilometri da casa mia, e poter entrare mi ha permesso di non dover andare poi così lontano. Molti miei amici hanno preso a destra per l'aeroporto, io ho tirato dritto per la tangenziale, ma sempre fuori casa, nuovi amici, nuova vita.

3. Ti è stato facile integrarti con una realtà in qualche modo differente? La difficoltà più grossa che hai trovato?
A volte le cose difficili possono essere anche più belle, certo, è stato pesante inizialmente, era tutto nuovo, lo è ancora perchè si scopre ogni cosa pian piano ma cresci. Incontrare gente nuova, vedere cose nuove, affrontare nuove difficoltà, ti fa crescere. Ti trovi davanti ad un bivio, o molli tutto, o vai avanti facendoti spazio a via di gomitate, troppi cercano di fermarti, la gente, il caso, le differenti situazioni. Per fortuna sono qui a raccontare.

4. Se dovessi suggerire ad un amico un motivo per lasciare la tua città d'origine e uno per restarci, cosa gli diresti?
Andare via ti tempra l'animo, ti mette alla prova, vedi quanto vali da solo. Restare significa essere protetti dalla famiglia, dai luoghi conosciuti. Andando via la città di origine diventa la tua casa, la tua casa un luogo felice. Ma andare via per poi ritornare, vuol dire ritornare più forti. Anche se, son del parere, che la fortuna bisogna farla a casa propria.

5. Il tuo luogo d’origine è stato motivo di discriminazione o vantaggio?
Nè uno nè l'altro. Non ha inciso più di tanto, vuoi o non vuoi sono sempre vicino casa.


6. Che lingua (o dialetto) vorresti che tuo figlio parlasse?
Vorrei che parlasse almeno tre lingue. Mi sono accorto che parlare bene più lingue allarga gli orizzonti, non solo in senso metaforico.

7. Ogni quanto tempo torni a casa? Scegli il treno, l'aereo o cos'altro?
Ogni due settimane, a volte meno, a volte più. Come capita e questa è la mia fortuna. Viaggio in macchina e forse spendo più dei miei amici che viaggiano in aereo.

8. Finiti gli studi pensi di ritornare nella tua città? 
Si, ho già trovato la raccomandazione. Magari. No penso dovrò andare ancora più lontano, un campo ristretto ed iperspecialistico che offre poche possibilità a casa.

9. Se avessi il potere di cambiare una sola cosa nella tua città cosa cambieresti?
Vale chiedere altri desideri? Sicuramente la classe politica che ha radici ovunque. Ne vorrei una nuova, giovane e libera. Un'illusione, forse.

10. Primo approccio con i tuoi colleghi universitari. In confronto ad essi come ti è sembrata la tua preparazione?
Non eravamo in tanti, adesso siamo ancora in meno. C'era qualcuno che voleva fare il professore già dal primo giorno ma ho capito che quelli che parlano meno e magari affrontano le cose con più umiltà poi sono quelli che valgono.


11. In quanto tempo pensi di trovar lavoro una volta terminati gli studi?
Le statistiche dicono sei mesi, una mia collega una settimana dopo, altri sono fermi da un'anno. Mancano i concorsi quindi è tutto un punto interrogativo. Di solito sono sfigato in queste cose, ma spero entro due anni. 

12. Qual è il tuo parere in merito alla lettera del direttore della Luiss Carli scritta al proprio figlio? Hai intenzione di avere un esperienza all'estero nel corso della tua carriera da studente?
Credo difficilmente che un figlio di direttore non trovi lavoro, ma andando oltre questo pensiero, suppongo possa fare bene andare all'estero, soprattutto nel mio campo. Molti lo fanno e tanti ne conosco. Si guadagna meglio, dicono. Finchè non lo provo non mi esprimo. In paesi dell'Africa guardano dal satellite tante tv italiane, vengono pieni di speranza, poi arrivano in Sicilia e si accorgono che è un'illusione. E non c' niente nemmeno per noi. Si sale sempre più al nord, io ho speranza, magari andare e tornare, ma restarci no, voglio lavorare a casa mia. Giù, al sud.



Nessun commento:

Posta un commento

Posta un commento

 
Copyright © Giù al Nord