venerdì 24 dicembre 2010

Partire è cambiare

E' natale. Manca qualche ora, ma per noi emigrati è già natale da un pò. Siamo tornati a casa, spero che davvero tutti siano tornati a casa. Pasqua, Estate e Natale: le feste "comandate". Se potessi vedere i movimenti di noi giovani dall'alto di un satellite, come in questa foto che fa da sfondo al blog, credo proprio che vedrei una massa di giovani che sale su verso il Sud ritornando dalle proprie famiglie. Come uno stormo di uccelli che migra. In aereo, qualcuno in treno. Chissà quanti di noi sono rimasti intrappolati dalla neve anche solo per qualche ora, quanto avete "sofferto" per tornare a casa? Ho un amico che si è fatto su un sedile un pò sporco (non una cuccetta con delle lenzuola di carta, quello è un lusso...) sedici ore di treno, un'ora di aliscafo e poi quattro ore di auto. Per tornare a casa.
Tornare a casa. Scappiamo tutti appena possiamo, verso un futuro migliore, verso il Nord. Ma quando i giorni di vacanza si susseguono a lungo siamo tutti pronti a risalire l'italia per rientrare nei nostri caldi nidi. E' solo lì che ci sentiamo veramente al sicuro, ed è lì che segretamente vorremmo tornare ad ogni difficoltà che ci troviamo davanti. Ma ogni uccello, per quanto piccolo e indifeso sia, sa che bisogna uscire dal proprio nido per poter imparare a volare. E quante volte dopo esser caduti avremmo voluto risalire sul nido e restarci ancora un altro po'. Ma questo non ci è più permesso, non si può più rimettere dentro il dentifricio una volta che sta sullo spazzolino. Certe cose sono proprio irreversibili. Ognuno di noi lo sa. Torniamo a casa con gli occhi dello stesso colore: ma non vediamo più niente come prima. Il cuscino di casa è diventato improvvisamente scomodo, ma adesso il cibo della mamma è ancora più buono. E poi mille sfumature della città che non si sono mai colte, la mentalità della gente del paese appare diversa. Partire è cambiare. Una volta che si aprono le ali fuori dal nido cambiamo. Conosceremo nuova gente, nuove piazze e nuove abitudini. Ci faranno il test della "cadrega" e tenteremo di spiegare le espressioni dei nostri dialetti con lunghe perifrasi per concludere alla fine che non si può proprio tradurre in italiano. E quando torniamo a casa racconteremo ai nostri amici del come i mezzi pubblici siano precisi al minuto, e poi di come è soffice la neve. E che tutti in stazione centrale corrono anche se sono in orario e che si, al Nord, le ferrovie sono una valida alternativa ai mezzi privati.
Per concludere che è diversamente interessante, ma ne è valsa la pena uscire dal nido. Quant'è bello tornare a casa, e quant'è bello fare nuovi viaggi. Il tutto impreziosito da un pò di lamentele e da qualche piccola botta.

Non mi è mai piaciuto fare gli auguri a comando, questo post spero vi basti :)

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